RecensionCine

  1. MEG - (SHARK, IL PRIMO SQUALO)
    ARCHIVIO RECENSIONCINE FILM 21

    MEG - (SHARK, IL PRIMO SQUALO) di Jon Turteltaub, 2018

    Occasione sprecata. Un film che poteva essere un "jurassic park" marino, buttato via. La prima parte qualcosina promette, almeno il “mostro” non appare subito e c'è un minimo senso di attesa (suspense sarebbe pretendere troppo, ma tant'è), ma presto la sceneggiatura si perde e si sfilaccia in una serie di attacchi slegati tra loro, irragionevoli anche per uno squalo di trenta metri affamato: mordicchia due o tre balene, un altro bestione che-non-posso-dire, assale navi e va a piluccare inutilmente bagnanti implasticati nei materassini, che tutt'al più possono fare da malsane noccioline-aperitivo (la parte migliore è vedere la nave di pescatori di frodo a caccia di pinne di squalo distrutta, almeno un po' di giustizia). La cosa peggiore però, sta nella graduale perdita di quel briciolo di serietà gustata all'inizio, con battute tipiche da action americano, e soprattutto con personaggi inutili a dir poco: basti dire che il solito miliardario arrivista “cattivo” è talmente incolore, che ogni tanto ci si chiede cosa ci faccia lì, se non per dire cazzate. Poi abbiamo una ex moglie di Statham di cui non ci frega nulla (mica abbiamo visto il matrimonio, e manco parlano insieme per più di due minuti di film), la solita scienziata androgina e cazzutona (messa lì solo per mostrare che anche una donna può avere modi da camionista e poco più), i cessi “simpatici” che campano poco, la bambina saputella, il nero gangsta che rompe dall'inizio alla fine, la mamma eroina, il nonno scienziato giovanile-figo, eccetera. Alcuni spariscono senza lasciare traccia, altri reggono fino in fondo, ma tutti ugualmente, esageratamente incolori. La scena di maggior impatto è quella dove la ragazza cinese supermamma si arrapa a vedere Statham nudo; in questi tempi sessuo-fallo-fobici, vedere l'arrapamento femminile (una mamma, poi!!!) verso un supermasculo come il buon Jason è quasi da rivoluzione sessuale, arricchita da un lato sottilmente interracial. E lo squalo? Ah, già. Carino in certe scene, meno in altre, stupendo in un paio di brevi momenti. CGI medio-alta, ma assolutamente non ai livelli di Jurassic world o Skull Island; e comunque si vede poco per essere un action, e troppo per essere un thriller. La fine poi, è talmente poco epica da lasciare allibiti. Vien quasi da pensare: “ah, tutto lì?? Allora lo potevo fermare anche io!!" In ogni caso, la tensione è la più grande assente, il film è sconclusionato, sceneggiato malamente, troppo serio per essere trash e troppo tamarro per essere serio. Troppo poco sangue e zero horror, un film per famiglie ipertrofico, un asylum fatto bene, un disney da “accipicchia” o “perbaccolina”. Esangue, piatto, sterile. Il romanzo, non meno inverosimile, aveva centomila volte più pathos, era per un pubblico adulto. Questo lo potrebbero vedere anche gli infanti in odor di peppa pig. Scelte tutte ridicole, dati i videog...

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    Last Post by sharkoman il 21 Aug. 2018
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  2. LA RAGAZZA NELLA NEBBIA
    ARCHIVIO RECENSIONCINE FILM 20

    LA RAGAZZA NELLA NEBBIA – Donato Carrisi, 2017
    Carrisi si prende l'impegno di dirigere un film tratto da una propria opera letteraria di successo; immagino la difficoltà nel cercare di rispettare il più possibile il proprio lavoro, traducendo e comprimendo in sceneggiatura una storia elaborata e davvero molto ben congegnata, sulla carta. In effetti il film all'inizio appare un po' faticoso e la narrazione si disperde in tre diversi piani temporali, restando al contempo piuttosto attenta a dettagli e psicologia dei (tanti) personaggi, un mix che comunque trova un un buon bilanciamento da metà film in poi fino ad un finale appassionante e mozzafiato. Cinematograficamente il film decolla soprattutto nelle sequenze più “libere” dai vincoli strettamente narrativi, nei momenti in cui si prende i suoi tempi per creare ambiguità, pathos e atmosfera, pur restando comunque decoroso dall'inizio alla fine. Il meccanismo a orologeria funziona, e i colpi di scena sono davvero notevoli, ma a colpire è anche e soprattutto il desolante mondo messo in scena - cinico, amorale e manipolatorio - in cui tutti sono carnefici e vittime; i rapporti perversi tra investigatori e colpevoli, tra divulgazione e verità, tra mostruosità e innocenza sono i veri protagonisti dell'opera. Un film non perfetto proprio per la troppa carne messa al fuoco, ma che comunque fa del suo meglio per farla cuocere tutta al punto giusto, e spesso ci riesce; una trama in grado di rivaleggiare con i thriller nordeuropei, uno scrittore che si rivela un buon regista, attori di prim'ordine e (fortunatamente) niente che ricordi una fiction tv. Non è poco per essere un film italiano di oggi. Da vedere.
    Last Post by sharkoman il 9 Nov. 2017
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  3. SKULL ISLAND
    ARCHIVIO RECENSIONCINE FILM 19

    SKULL ISLAND - Jordan Vogt-Roberts, 2017

    Mi sono approcciato a questo “Skull Island” senza troppe pretese, immaginandomi un film fracassone e dai tanti effetti speciali, in memoria dei grandi film del passato - con protagonista lo scimmione- che mi accompagnano dall'infanzia. Il primo quarto d'ora, fino al rocambolesco ed esageratissimo primo attacco di Kong, mi ha fatto pensare effettivamente a qualcosa di spettacolare, ma senza particolare pathos, esattamente come la giostra impazzita che avevo preventivato; ma piano piano si crea qualcosa di più definito: il film approfondisce certi personaggi e delinea un mondo primordiale in cui, oltre ai mostri, si presentano anche degli umani, puri e incontaminati, perfettamente a loro agio nell'ecosistema dell'isola. Da qui, oltre all'intrattenimento per famiglie, si palesano esplicitamente riflessioni e spunti antimilitaristi e ambientalisti, tanto da far virare il racconto verso una poetica utopia romantica (seppur stilizzata e semplificata come si confà ad un bel film d'avventura per famiglie) efficace tanto da poter colpire adulti e bambini senza distinzione; e in effetti mi son ritrovato a tifare per alcuni personaggi (su tutti, ovviamente Kong) con la purezza di un ragazzino, cosa che sinceramente non mi accadeva da anni. Il personaggio guerrafondaio, interpretato da Samuel L. Jackson, è l'emblema dell'idiozia umana e, in quanto tale, non ha altro scopo se non quello di trovare nemici da combattere, vendette da perpetrare, illusorie sensazioni di essere nel giusto con la scusa di proteggere quegli “altri” che però non conoscerà mai a fondo. Gli altri personaggi principali piano piano avranno invece un percorso “purificatorio” che restituirà loro l'umanità vera (rappresentata simbolicamente dai “selvaggi”: bellissima la scena in cui fanno la loro comparsa, senza dire una sola parola, comunicando solo con gli occhi e le pitture sul corpo). Le sequenze coi mostri sono messe nei momenti giusti e non sono mai ridondanti. Queste ultime si caratterizzano infatti per una funzione narrativa (non sono buttate lì a secchio d'acqua rovesciato) e sono veramente spettacolari: a tal riguardo ne segnalo soprattutto una ambientata tra ossa gigantesche e nebbia che, per suspense e resa visuale/visionaria, meriterebbe davvero un posticino di riguardo nella storia del cinema fantastico. Il design di certe creature è strepitoso e, non a caso, di alcune verrebbe davvero voglia di vedere molte più scene (farsi desiderare è sempre un'ottima trovata). Bellissimo anche il finto super 8 finale, mentre invece lo spezzone dopo i titoli di coda serve solo ad annunciare il prossimo “Kong contro Godzilla”, che forse sarà davvero una simpatica baracconata (e che comunque vedrò). Per concludere, direi che il film è stata una bellissima e commovente sorpresa: ho riprovato finalmente la magia del cinema nella sua forma più pura, in un'opera rivelatasi emotivamente più ricca del pr...

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    Last Post by sharkoman il 16 Mar. 2017
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  4. PALINDROMES
    ARCHIVIO RECENSIONCINE FILM 18

    PALINDROMES - Todd Solondz, 2004

    il regista Todd Solondz stavolta ci propone le vicende di una ragazzina squinternata che muore dalla voglia di diventare mamma, e dopo l'incontro con un amichetto, rimane incinta. I genitori, amorevoli, la costringono ad abortire, ma ciò le causerà un'isterectomia di cui lei non saprà mai nulla. Da lì però decide di scappare di casa. E inizia una parabola umana in cui ad ogni momento-incontro, cambia l'attrice protagonista (bianca, rossa, nera, obesa, magra, giovane, grande, persino un ragazzino, in un paio di momenti), pur restando la solita bambina, narrativamente. Nel campionario umano che si imbatte sul suo cammino, troviamo pedofili tormentati, cattolici integralisti, dottori complottisti e bambini strampalati di ogni tipo. La peculiarità di questo film (ma di tutti quelli del suo autore) è quella di mostrare accostamenti improbabili e reazioni completamente aliene rispetto a quelle che sarebbero nel "buonsenso comune", fino a mettere subdolamente in dubbio il buonsenso stesso. Vittime e carnefici non hanno confini netti, e le cose da commiserare e condannare si confondono tra l'ironia e un costante squilibrio/equilibrio emotivo: gli antiabortisti cattolici pronti a diventare assassini, il pedofilo compatito dalla “vittima”, la donnona di colore che bacia in bocca un ragazzino problematico e malato, la bambina albina che scherza sulla propria cecità, una mamma che per il bene della figlia (o rispettivo ruolo nella società?) le impone l'aborto, la schizofrenia totale e l'annullamento totale del bene e del male. Su tutto, la nostra protagonista che scivola innocente e perversa sulle vicende come un angelo illuso o un demone redento. La messa in scena è semplice, lineare, ma precisa e stilisticamente essenziale. L'atmosfera è sempre lieve, sussurrata, ieratica. Una finta freddezza che ribolle di fuoco sotto la cenere, ambigua come tutti gli elementi del film che, a dispetto di tutti coloro che ci troveranno solo cinismo e provocazione, ha in realtà grandi contenuti umani.
    Last Post by sharkoman il 28 Jan. 2017
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  5. SAUSAGE PARTY (Greg Tiernan e Conrad Vernon.) 2016
    ARCHIVIO RECENSIONCINE FILM 17

    SAUSAGE PARTY - vita segreta di una salsiccia - (Greg Tiernan e Conrad Vernon.) 2016

    Un film per adulti giocosi, che ha l'aspetto di un film per bambini; un film anti-Disney, con una sceneggiatura tipicamente disneyana, canzoncina e “buoni” sentimenti inclusi; un film scoppiettante e colorato, con duemila personaggini simpatici, e al contempo fortemente oltraggiosi. È davvero interessante la miscela di questa nemesi disney-pixar, costruita così bene da sembrare davvero un disney-pixar; antireligiosità, ateismo, conflitti culturali, perbenismo, liberazione sessuale, provocazione, splatter e persino elementi porno. Infatti, i buoni sentimenti a cui mi riverivo prima non consistono nelle solite elegie alla famiglia o al comune buonsenso morale, ma suggeriscono un bel “rotoliamoci con chi ci va, che del futuro non v'è certezza”, sfanculando allegramente le morali, credulità e pregiudizi tipici delle varie società umane. In queste creaturine da supermercato convinte che i clienti siano gli “dei” venuti a portarli nel paradisiaco “altrove”, troviamo tutti i difetti umani possibili e immaginabili, che il film via via stempera man mano che trovano la loro liberazione “sessuale”. Perché è proprio il sesso l'argomento principale del film, espresso fino all'estremo, sia in una quantità impressionante di doppisensi, che in maniera diretta e sfrontata. Un film adrenalinico, saturo, esagerato e politicamente scorretto, ma a modo suo “dolce” e positivista, come appunto sono i film disney. Non c'è ad esempio lo spietato nichilismo di south park (è molto più fiabesco e fracassone), ma i contenuti sono comunque accostabili alla geniale serie tv. Alcuni dei personaggi si rifanno al tipico americano medio (gli “shit” e “fuck” volano come coriandoli) e tutti sono ben caratterizzati e assolutamente “sessuati”; il panino sexy Brenda è sicuramente tra le cose più divertenti, ma anche i suoi colleghi mediorientali (il bagel e il lavash) non sono da meno, come pure la tacos lesbica e il cattivo più originale mai visto in un cartoon (che vi lascio il gusto di scoprire da soli). Non mancano i personaggi diversamente abili, stile Nemo (un wurstel corto e tozzo, una panina mezza sgangherata e SOPRATTUTTO una gomma masticata che è la caricatura dello scienziato Stephen Hawking), il “politicamente scorretto” sapientemente dispensato senza discriminazioni, e non manca il divertimento inteso come reazione pura e semplice. Insomma, detto in breve: da non perdere.

    Edited by sharkoman - 17/1/2017, 21:39
    Last Post by sharkoman il 17 Jan. 2017
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  6. INTERSTELLAR (C. Nolan 2014)
    ARCHIVIO RECENSIONCINE FILM 16

    INTERSTELLAR - Cristopher Nolan 2014

    Diciamolo subito: Nolan ha realizzato un bellissimo film, ed ha avuto anche un grande coraggio, nel creare una miscela che potesse dare una “universalità” alla propria opera, nel senso di lettura e fruibilità; “interstellar” è sicuramente un film ambizioso, e porge la guancia a un'infinità di potenziali critiche, proprio per la propria libertà espressiva: un film di fantascienza, ma molto misurato nei toni, che mostra elementi di racconto storico-epico, psicodramma, thriller, fiaba e parabola umanista-sentimentale. Il tutto tenuto insieme da una sceneggiatura curatissima, ma dal bilanciamento del tutto personale: vengono approfondite delle parti irrazionali quasi con metodo scientifico, mentre i momenti dove sarebbe richiesto maggior realismo (la preparazione al viaggio spaziale, i tempi stringatissimi in cui i personaggi scoprono una base NASA segretissima), sono affrontati in maniera frettolosa, se non glissati del tutto. Gli spiegoni pseudo-scientifici vengono narrati velocemente, in modo tale che se anche non fossero pienamente comprensibili, possano almeno essere sufficienti allo spettatore per raggiungere quella sospensione dell'incredulità necessaria alla visione, senza troppi sensi di colpa; Quello che invece riguarda il punto più controverso del film - collegare l'umano sentimento a teorie pseudo-scientifiche che ne accertino un ruolo nell'universo - può apparire azzardato, ma alla fin fine è l'unico modo per una persona razionale e disincantata di parlare della purezza dei sentimenti stessi, allontanandosi dalle religioni precotte e ritrovandoci persino un po' di poesia. Nolan riesce quindi nel DIFFICILISSIMO intento di rendere interessante il film anche nell'attimo in cui si affaccia un rischioso sentimentalismo apparentemente di bassa lega, reso semplicistico per poter arrivare a tutti, ma sublimato dall'ecosistema matematico/romantico dell'universo mostrato nell'opera, in maniera tale che anche un cinico possa identificarcisi.
    Il film non pretende di essere perfetto, perché punta proprio sull'umanità e sulle imperfezioni che il sentimento comporta: ma tiene presente ogni possibile orientamento emotivo dello spettatore, scontentando in realtà solo chi cercasse in quest'opera richiami “neorealisti” che non può avere.
    Tutto è ottimizzato e stilizzato: lo spazio (serve saturno? Eccovelo con i suoi anelloni, senza niente che vi distragga da esso), i suoni, la musica, i tempi e i dialoghi. L'atmosfera e il senso di meraviglia che una vicenda del genere possono provocare su un essere umano sono mirabilmente esplicati dai silenzi e le espressioni dei personaggi; la musica è spiralica come le galassie, mentre in termini puramente cinematografici, la continua tensione è garantita da un montaggio alternato (si stacca dai fatti sulla terra a quelli dell'astronave che scorrono drammaticamente in parallelo) e dilatato all'inverosimile, amp...

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    Last Post by luca gherardi il 9 Nov. 2014
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  7. GODZILLA (2014)
    ARCHIVIO RECENSIONCINE FILM 15

    GODZILLA - Gareth Edwards, 2014

    Diciamolo subito: bellissime le scene con i mostri, per realizzazione e regia. Purtroppo non si può dire altrettanto della sceneggiatura in generale, che presenta almeno due difetti:
    1- la presenza di due mostri (i M.U.T.O. - peraltro bellissimi)che dominano la maggior parte del film, adombrando l'attesa per godzilla, che appare più come una guest-star(infatti il titolo tutto incentrato su di lui è immeritato, secondo me);
    2- la scelta di mostrare troppo le reazioni della scialba famiglia del giovane protagonista (già lui è del tutto inespressivo), cosa che non essendo approfondita, non suscita reale interesse e smorza tantissimo il lato thriller della vicenda, che avrebbe meritato una maggior compattezza drammatica. Nell'economia del film sarebbe stato perfetto un protagonista single e maggiormente caratterizzato. Evidentemente volevano dare un contentino anche alle famiglie che vanno al cinema.
    La parte iniziale funziona anche bene, ma gli unici personaggi interessanti muoiono quasi subito, e le evacuazioni post-catastrofi successive appaiono stranamente poco incisive e quasi “svogliate”, come se tre mostri giganti a giro fossero poco più di un temporale fastidioso(ma forse è un'impressione mia). Ci sono poi momenti di tipica americanaggine: il protagonista che zompetta illeso tra i tre giganti(bestie alte oltre cento metri), che immancabilmente si girano a guardarlo come fosse chissà chi(c'è da dire che è un bonazzo, ma dubito il motivo della loro curiosità possa essere quello) senza l'ombra di un umorismo che qui ci starebbe bene, per non sconfinare nel ridicolo....
    nell'insieme un film che ha dalla sua momenti bellissimi per l'occhio(la scena sul ponte sospeso, lo scontro finale tra le creature, il finale)e un tentativo encomiabile di rimettere il thriller nel monster movie. Ma qualcosa, purtroppo non funziona appieno.
    6 e mezzo

    Edited by sharkoman - 16/5/2014, 21:00
    Last Post by sharkoman il 16 May 2014
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  8. BRANDED
    ARCHIVIO RECENSIONCINE FILM 14

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    BRANDED - Jamie Bradshaw, Aleksandr Dulerayn, 2012


    Ogni tanto nel magico mondo del cinema si realizzano dei piccoli miracoli:
    Branded, film americano/russo del 2012, è uno di questi.
    Ho iniziato a vederlo senza particolari aspettative, incuriosito dalla premessa di un'opera critica sul mondo del consumismo, che si esprime irridendone e esagerandone i clichè fino a sfiorare la fantascienza; ma non mi aspettavo un mix così riuscito tra generi diversi, un mix che solitamente può risultare dissonante, ma che qui funziona a meraviglia(almeno per le mie corde).
    È esaltante veder convivere senza distruggersi a vicenda elementi filmici e narrativi che spaziano tra il dramma, la commedia, il grottesco, la fantascienza di serie B, il demenziale, la love story e la fiaba, tutti a loro perfetto agio in un minestrone perfettamente digeribile e con un concetto di base da esternare, molto forte e semplice: il gioco della manipolazione delle menti e dell'etica in nome del dio denaro.
    La scelta di miscelare i generi ha curiosamente reso il film particolarmente efficace nel veicolare il messaggio, soprattutto nell'uso di una feroce ironia e uno strepitoso “understatement” di base, mirabilmente reso in carne ed ossa dal magnifico (in tutti i sensi) protagonista: Una faccia capace di passare con disinvoltura da dandy rampante a pastore puzzolente con velleità da sacerdote di rituali arcaici...ma sempre con lo stesso surreale aplomb eroico-ironico.
    Gli effetti speciali sono piuttosto divertenti, volutamente “scoperti” e infantili, in quanto tutto il film ruota sull'ossessione della grafica da “marchio”(il brand, appunto) e verte spesso sul surrealismo-futurista-retrò.
    Anche l'incrocio estetico tra cinema russo e americano fa la sua parte nel rendere ancora più meticcia quest'opera anomala.
    Al momento scrivo a caldo e non ho letto altre recensioni (sicuramente a qualcuno piacerà e qualcuno lo distruggerà senza pietà), e consiglierei di non leggere nemmeno la mia (ops, ormai è tardi), ma di vederlo e basta, senza troppe seghe.
    Voto: 10 (mi sono esaltato, non fateci caso!)
    Last Post by sharkoman il 5 Feb. 2014
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  9. L'UOMO CHE VENNE DALLA TERRA
    ARCHIVIO RECENSIONCINE FILM 13

    L'UOMO CHE VENNE DALLA TERRA - Richard Schenkman, 2007

    Un uomo confida ai propri amici di avere 14.000 anni d'età, e di aver vissuto dalla preistoria ai giorni nostri cambiando più volte lavoro, nome e identità. La cosa suscita negli altri una iniziale incredulità, ma finirà poi con lo sgretolare impietosamente tanti dei dogmi su cui si basa la loro vita, fino a conseguenze psicologiche drammatiche.
    Un film da “camera”, tutto ambientato tra quattro mura e in un'unica giornata, ricchissimo di dialoghi(in effetti, potrebbe essere un ottimo testo teatrale)e poche inquadrature; un tappeto di elementi “essenziali”, che non concede distrazioni dal sottile match psicologico messo in atto, sottolineato da poche inquadrature significative messe nei punti giusti che, data la sintesi visiva della messinscena, hanno una forza enorme(e qui si svela il grande cinema in un testo appunto quasi teatrale).
    Dopo qualche perplessità iniziale a tanto dialogo, si resta ipnotizzati dai racconti del protagonista e dalle reazioni degli ospiti(che difatti, nelle loro svariate tipologie, rappresentano proprio noi, il pubblico), in una ragnatela emotiva di grande impatto e dai grandi contenuti umani; notevoli tra l'altro i colpi di scena.
    Attori perfetti, a partire dal fascinoso e carismatico protagonista (David Lee Smith).
    Oserei dire, un piccolo grande film.
    VOTO: 9

    Edited by sharkoman - 22/1/2014, 23:37
    Last Post by sharkoman il 22 Jan. 2014
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  10. LA GRANDE BELLEZZA
    ARCHIVIO RECENSIONCINE FILM 12

    LA GRANDE BELLEZZA - Paolo Sorrentino 2013

    Un film felliniano e corale, ricco di spunti, situazioni, paradossi e, soprattutto, pervaso da una spietata ironia che rappresenterà una panacea per tutti coloro che sono stanchi dello squallore insito nell’elogio del nulla, dell’apparenza(o della casta, che dir si voglia).
    Il protagonista interpretato da Servillo è un bel personaggio, una specie di Virgilio che ci guida all’interno di una società volutamente caricaturale di arricchiti vanagloriosi e falliti, che si atteggiano a dei, mentre invece sono solo omuncoli e donnette senza contenuto; ma lo fa con un curioso miscuglio tra sarcasmo feroce e tenerezza simile a quella che si prova per le pecorelle smarrite, in cui include anche sé stesso, reo di aver abbandonato una carriera artistica come scrittore per darsi al jet-set. Certamente c’è anche un’amara riflessione sul berlusconismo, sull’uso di pupattole oggetto in ogni frangente e lo sfoggio di un’ignoranza presuntuosamente mascherata di “velleità creative” in personaggi del tutto incapaci; fa da sfondo una Roma bellissima e sofferente, che rappresenta visivamente la deriva di un popolo ormai accecato e immune alla propria bellezza, tanto che sembra quasi volerla distruggere.
    Un affresco cupo e amaro, ma nell’insieme non esente da una punta di dolcezza: alla fine c’è una sensazione di “fine imminente” che fa sembrare tutti dei gattini che graffiano sul vetro per accaparrarsi un po’ di vita. E il film, pur non assolvendo del tutto i propri personaggi, lascia in minima parte sperare che un giorno si possa almeno intravedere questa “grande bellezza”: nel superamente delle ipocrisie e del senso di vuota “onnipotenza” in cui spesso cade l’essere umano. E, di conseguenza, nella vittoria delle onestà etiche ed intellettuali.
    Bellissime le musiche.

    VOTO (felliniano) 8 e mezzo
    Last Post by sharkoman il 14 Jan. 2014
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