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  1. PRISONERS

    PRISONERS - Denis Villeneuve, 2013

    Un thriller drammatico di due ore e mezza; in un periodo in cui il cinema d'intrattenimento è come un fast food, ecco un film che ha deciso di prendersi il "suo" tempo. E fa benissimo, poiché l’approfondimento dei personaggi e il lento dipanarsi del mistero, rende più che mai avvincenti i “crescendo” drammatici e l’immedesimazione coi personaggi. È un’opera che volendo si presta anche a letture approfondite su vari fronti, come la “disumanizzazione” dell’uomo probo in casi di rabbia feroce o emergenza estrema, sull’ambiguità della morale, sulla perdita della fede cieca incocciando nell’estremo opposto, e via discorrendo; ma – e ci tengo a ribadirlo – questo “prisoners” è soprattutto un thriller di eccezionale fattura, in cui la particolare “espansione” narrativa contribuisce non poco ad accumulare un bagaglio di grande tensione (che nell’ultima mezz’ora si fa quasi insostenibile), cosa rarissima oggi in un film, molto più frequente invece in un’opera letteraria. Ma la vittoria del film sta nel non avere nulla di letterario, e di avvincere con i propri mezzi puramente cinematografici; sceneggiatura, personaggi e regia funzionano così bene, che il film non presenta mai momenti di “stasi”, e spinge il povero spettatore a mangiarsi le dita nell’agonia del dipanamento della tensione, che il sadico (o generoso, dipende dai punti di vista) regista mantiene fino all’ultimo secondo delle due ore e mezza. 8+
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