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  1. INTERSTELLAR (C. Nolan 2014)
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    By sharkoman il 9 Nov. 2014
     
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    INTERSTELLAR - Cristopher Nolan 2014

    Diciamolo subito: Nolan ha realizzato un bellissimo film, ed ha avuto anche un grande coraggio, nel creare una miscela che potesse dare una “universalità” alla propria opera, nel senso di lettura e fruibilità; “interstellar” è sicuramente un film ambizioso, e porge la guancia a un'infinità di potenziali critiche, proprio per la propria libertà espressiva: un film di fantascienza, ma molto misurato nei toni, che mostra elementi di racconto storico-epico, psicodramma, thriller, fiaba e parabola umanista-sentimentale. Il tutto tenuto insieme da una sceneggiatura curatissima, ma dal bilanciamento del tutto personale: vengono approfondite delle parti irrazionali quasi con metodo scientifico, mentre i momenti dove sarebbe richiesto maggior realismo (la preparazione al viaggio spaziale, i tempi stringatissimi in cui i personaggi scoprono una base NASA segretissima), sono affrontati in maniera frettolosa, se non glissati del tutto. Gli spiegoni pseudo-scientifici vengono narrati velocemente, in modo tale che se anche non fossero pienamente comprensibili, possano almeno essere sufficienti allo spettatore per raggiungere quella sospensione dell'incredulità necessaria alla visione, senza troppi sensi di colpa; Quello che invece riguarda il punto più controverso del film - collegare l'umano sentimento a teorie pseudo-scientifiche che ne accertino un ruolo nell'universo - può apparire azzardato, ma alla fin fine è l'unico modo per una persona razionale e disincantata di parlare della purezza dei sentimenti stessi, allontanandosi dalle religioni precotte e ritrovandoci persino un po' di poesia. Nolan riesce quindi nel DIFFICILISSIMO intento di rendere interessante il film anche nell'attimo in cui si affaccia un rischioso sentimentalismo apparentemente di bassa lega, reso semplicistico per poter arrivare a tutti, ma sublimato dall'ecosistema matematico/romantico dell'universo mostrato nell'opera, in maniera tale che anche un cinico possa identificarcisi.
    Il film non pretende di essere perfetto, perché punta proprio sull'umanità e sulle imperfezioni che il sentimento comporta: ma tiene presente ogni possibile orientamento emotivo dello spettatore, scontentando in realtà solo chi cercasse in quest'opera richiami “neorealisti” che non può avere.
    Tutto è ottimizzato e stilizzato: lo spazio (serve saturno? Eccovelo con i suoi anelloni, senza niente che vi distragga da esso), i suoni, la musica, i tempi e i dialoghi. L'atmosfera e il senso di meraviglia che una vicenda del genere possono provocare su un essere umano sono mirabilmente esplicati dai silenzi e le espressioni dei personaggi; la musica è spiralica come le galassie, mentre in termini puramente cinematografici, la continua tensione è garantita da un montaggio alternato (si stacca dai fatti sulla terra a quelli dell'astronave che scorrono drammaticamente in parallelo) e dilatato all'inverosimile, amplificato da una colonna sonora raramente così perfetta, presente e descrittiva.
    In definitiva, un film dall'equilibrio azzardatissimo, sul filo del rasoio per tutta la sua durata. Volutamente parziale e sbilanciato, umanista e fiabesco fino all'assurdo, ma in maniera ragionata e precisa. Un calore mostrato con freddezza, una poesia fatta coi numeri, un film che può riuscire a commuovere e avvinghiare anche lo spettatore più disincantato. E la grande sfida del film è proprio questa: nessun elemento del film è nuovo, alcuni colpi di scena possono essere previsti dagli spettatori più smaliziati, certe sequenze possono ricordare altri film dello stesso genere, certi momenti possono lasciare momentaneamente perplessi...ma nell'insieme tutto funziona alla perfezione. Questo è il grande cinema popolare, ma anche d'autore al contempo: quel cinema apprezzabile da tutti, ma con vari multistrati di lettura. Il cinema di alcuni dei più grandi, da Hitchcock, a Chaplin, Wilder. Quello che ha provato a fare Spielberg in tutta la sua carriera, talvolta avvicinandosi all'obiettivo, molto più spesso no.
    Il mistero della complessità umana, dell'esistenza e della coscienza di sé in una messa in scena estremamente chiara e universale. L'ossessività di Nolan nel provare a stilizzare il tutto in una storia circolare, familiare, intima, è una esigenza molto umana, l'esigenza che ognuno di noi sente...quella di essere una parte attiva dell'universo.
    VOTO: 9 e mezzo
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Comments
  1. luca gherardi
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    bellissima recensione che tratta perfettamente il film per quello che e' . meraviglioso :-)
     
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